Per una volta voglio scrivere di un luogo che non ho conosciuto per motivi professionali. Quest'anno siamo andati al mare lontani dalle mete consuete e abbiamo attraversato l'Adriatico verso Igoumenitsa. All'andata il dio Nettuno o meglio, visto l'approdo, Poseidone, ci ha guardato con benevolenza e abbiamo dormito senza scossoni in una di quelle cabine dove fa o troppo freddo o troppo caldo, dove si diventa claustrofobici in pochi minuti e dove si viene presi da sospetti sulla pulizia. Una volta messo piede in terra greca, tutto era da scoprire. Prime osservazioni stradali: segnali chiari e ben conservati (ogni riferimento contrastante con il nostro paese è puramente voluto), bell'asfalto, pochissima spazzatura ai bordi. Ma la Grecia non è un paese meno sviluppato dell'Italia e quindi meno civile ecc.ecc.? Panorami meravigliosi che vivono del contrasto incantevole tra il verde e il blu. Chissà perché ho sempre pensato la Grecia come una terra riarsa dal sole, arida. Sul versante che abbiamo visitato la vegetazione è straordinaria e onnipresente. Data la nostra passione per la storia non abbiamo rinunciato a una breve deviazione a Nicopoli, città fondata da quell'antipatico di Cesare Augusto, dopo la battaglia di Azio vinta contro quel cretino di Antonio, mal consigliato da quella fetente di Cleopatra.
Siamo giunti a Lefkada, isola che un archeologo tedesco dice essere la vera patria di Ulisse, ma nessuno gli crede e tutti pensano alla vicina Itaca, come da tradizione, peraltro unica isola veramente arida della zona. Bellissimo ponte metallico che lascia passare a turno o quattro ruote o vele. Infine il mare. Subito attenti a cercare il difetto, la spazzatura, l'opacità, le correnti pericolose, forse le meduse. Nossignore: mare limpido, niente alghe, niente monnezza, niente meduse, quasi incredibile. Il nostro "studio", così lì chiamano i piccoli appartamenti, era sul mare, ma non come si usa dire dalle nostre parti anche per oggetti che distano 500 metri dalla battigia. Sul mare lì significa dieci metri. Un'esperienza mai provata, niente automobile (inevitabilmente ritrovata di ritorno a 44 gradi), niente strade statali da attraversare, niente binari da sottopassare, niente parcheggi a pagamento, niente stabilimento costosissimo. Ma ancora - e soprattutto - niente musica diffusa da bagnini sordastri, nessuna chiacchiera proveniente da ombrellone di destra, e /o di sinistra, nessun arancino o pasta al forno delle due. Se qualcuno parlava, era in greco, quindi rimanevamo felicemente estranei al discorso. È stata la prima volta che abbiamo potuto seguire i figli in acqua per ore dal patio di casa, senza ansie, perché il mare è sempre stato tranquillo e inoffensivo, perfetto per genitori che vogliono persino riposare. Occorre precisare che anche a Lefkada esistono grandi spiagge con tante teste bionde a fare il bagno, però le si possono evitare senza arrampicarsi sugli specchi.
Dato che sono un tipo di stomaco laborioso, la presenza sistematica di aglio, cipolla e cetrioli nelle ricette locali mi ha dato da pensare davanti ai menu dei ristoranti. Ma quando si mangia verso il tramonto al tavolo posto letteralmente sulla spiaggia, al rumore di una dolce risacca, persino le cipolle del ristorante preferito diventano digeribili.
Lefkada non è piccola ed è montuosa, ha quindi due facce, quella per i turisti che cercano il mare e quella dei residenti che vivono all'interno. Siamo andati un po' in giro e abbiamo scoperto luoghi che fanno pensare a quello che è stata l'Italia del sud cinquant'anni fa. Paesini con tanti visi rugosi seduti a prendere il fresco e a chiacchierare senza fretta, negozi che vendono prodotti locali che sembrano veri, sorrisi tranquilli, cortesia senza affettazione. Così abbiamo scoperto le lenticchie, vanto dell'isola, il miele che si presuppone biodinamico ante litteram, le olive e l'olio onnipresenti, i tessuti di tovaglie e tappeti che ci hanno fatto pericolosamente innamorare. E poi ulivi giganteschi e grandiosi, monumentali e deformi, accostati a migliaia di cipressi e pini, e colossali platani sotto i quali alla gente piace stare a mangiare e bere.
Sono stato nove giorni sotto la pioggia sottile e insistente della pianura padana. È un po' più difficile sorridere alla vita quando il cielo non ti dà tregua. Tuttavia la cordialità nativa degli emiliani e la professionalità dei lombardi non deflettono dinnanzi alle tinte grigie. L'Italia è un paese straordinario proprio perché offre panorami umani sempre vari e interessanti. Chi come me frequenta spesso Napoli e la ama, non si rammarica di osservare un po' di ordine in più. E, dal punto di vista professionale, mi è parso di essere tornato a trent'anni fa, quando suonare in bei teatri, in una cornice organizzativa efficiente e cordiale era una confortante consuetudine. Purtroppo a Parma la scelta estetica dell'architetto/senatore ha penalizzato gravemente il parametro essenziale di una sala da concerto: l'acustica. Quando non è centrata adeguatamente, l'ascolto e il conseguente piacere ne soffrono assai. Mentre a Modena il teatro oggi intitolato a Pavarotti è degno della migliore tradizione italiana, a Bergamo il Teatro Sociale, bruciato e abbandonato per decenni, è risorto con una modalità inedita, ovvero senza controsoffittatura, con le travi del tetto scoperte. A suo modo affascinante. Com'è viva la "provincia" italiana, e che straordinari ambienti urbani ci regala!